Mensile di critica d'arte e recensioni fondato nel 1979
N. IV - Ottobre 2011
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In limine
L'ARTE NON SI SPIEGA?

Nel corso di una manifestazione d'arte che prevedeva la partecipazione di vari critici, interpellati per la presentazione di opere ed artisti, aprendo un suo intervento una critica romana affermava perentoriamente che l'arte non si spiega. L'affermazione in sé provocatoria induce una riflessione inerente al lavoro della critica, al suo ruolo e al suo modo di operare nella società odierna e in ultima analisi al senso stesso dell'arte.

Che il momento interpretativo non possa svilupparsi senza l'obiettiva base storica e senza una coerente analisi del linguaggio, è indubbio. Che la critica non debba essere semplicemente racconto, personale indagine ricognitiva compiuta esclusivamente sull'onda di un gusto e di una sensibilità personali è altrettanto giusto. E tuttavia una modalità della critica odierna di descrivere puramente l'opera senza avanzate una qualche ipotesi anche partecipe di lettura, rifuggendo da una qualsiasi forma di giudizio di valore, mi pare inaccettabile. Certo il critico deve accompagnare l'artista, non deve sovrapporsi al suo linguaggio, al suo lavoro. La figura del critico manager, del critico istrione che condiziona il gusto e le scelte stilistiche degli artisti non mi è mai piaciuta. La prima funzione della critica è quella di comprendere per far comprendere, e ciò implica una analisi attenta dell'opera, una capacità anche tecnica di interpretare. Ma soprattutto implica una disponibilità umile e sincera all' ascolto interiore, a penetrare in profondità il linguaggio e lo stile dell'artista, e soprattutto a gettare le basi perchè altri possano farlo.

Raccontare l'opera resta comunque un momento fondamentale della ricognizione critica. Per tutti, per il critico come per il comune lettore. Se la conoscenza dell'arte infatti non si prolunga nel personale viaggio ricognitivo, se non diventa avventura personale dello sguardo, se non entra nell'universo interiore di chi guarda e si intreccia con le istanze della sua vita consapevole e inconsapevole, l'arte fallisce il suo fine.

Sì dunque alla lettura intesa come analisi del linguaggio, seria e tecnicamente avveduta. Sì, anche, alla interpretazione, al racconto, in cui gli sguardi si intrecciano e l'arte diventa il territorio di una reale condivisione d'anima.


Giorgio Agnisola


MOSTRE
Ribera IL GIOVANE RIBERA A NAPOLI
Sala Causa del Museo di Capodimonte
Fino all'8 gennaio 2012



Arriva dal Museo Nacional del Prado la grande mostra dedicata all' attività giovanile del maestro spagnolo Jusepe de Ribera (Játiva, 1591-Napoli, 1652). Nella Sala Causa del Museo di Capodimonte è aperta al pubblico "Il giovane Ribera tra Roma, Parma e Napoli 1608-1624", un progetto espositivo sul pittore valenciano, considerato tra i maggiori esponenti della pittura di area naturalista e caravaggesca in Italia e in Europa nel XVII secolo. L'evento, organizzato dalla Soprintendenza speciale per il Polo Museale in collaborazione con il Prado, è realizzato con il contributo della Regione. Responsabile scientifico dell' edizione italiana è Nicola Spinosa (fino all' 8 gennaio, tutti i giorni 10-19.30, chiuso mercoledì, ingresso 8 euro, catalogo Arte' m).
Quarantatre dipinti, tra questi "Apollo e Marsia", "Susanna e i vecchioni" e il "Sileno ebbro" della sua produzione giovanile e tredici, alcuni esposti per la prima volta e, di recente a lui attribuiti. L'artista noto anche come "Lo Spagnoletto", un soprannome dovuto alle sue origini e al fatto di essere piccolo di statura giunse giovanissimo a Roma da Jativa, presso Valencia, intorno al 1608 dove lavorò per committenti e collezionisti sia spagnoli sia locali realizzando opere di grandissima intensità. Dopo un breve soggiorno a Parma intorno al 1610 - grazie alla protezione del marchese Mario Farnese, cugino del Granduca Ranuccio, incontrato nella città pontificia - tornò di nuovo a Roma, accolto tra i membri dell'Accademia di San Luca, trattenendosi fino al 1616, quando si trasferì definitivamente a Napoli, capitale del Viceregno spagnolo, dove sposò Caterina, figlia di Giovan Bernardino Azzolino.
Jusepe de RiberaLe sue spoglie sono tumulate nella chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina.
A Napoli, dopo l'esperienza romana aveva già profondamente maturato la sua aderenza al naturalismo caravaggesco e la sua presenza si fonde con le nuove proposte della pittura partenopea fondamentale per la comprensione di questo nuovo corso e di tutta la pittura napoletana del secolo.
Si rese noto per una "Deposizione della croce" per i certosini di Napoli. Dipinse il "Martirio di san Gennaro" per la cappella reale; "San Gerolamo"; "Eraclito e Demetrio"; "Il martirio di San Bartolomeo. L'ambiente napoletano dell'epoca - ha dichiarato Giuseppe De Mita, assessore al turismo della Regione - rappresenta per Ribera elemento di stimolo e di formazione tutt'altro che secondario: Napoli in quegli anni è capitale culturale europea, luogo di scambio e di confronto, crocevia e fonte di ispirazione per gli artisti. Presentata al Museo del Prado a Madrid nella scorsa primavera, la mostra è organizzata dal Museo Nacional del Prado e dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli. Responsabile scientifico dell'edizione italiana è Nicola Spinosa, esperto del maestro spagnolo e autore di una recente monografia;Jusepe de Ribera il comitato scientifico, per l'esposizione spagnola, è composto da Gabriele Finaldi, José Milicua e Javier Portùs. Finalmente un nucleo consistente di lavori - ha affermato l'ex soprintendente Spinosa - attribuiti a Ribera fra Roma e Napoli è esposto, dando conto di una problematica che troppo spesso rimasta confinata agli esperti. Questa mostra da tutta la possibilità di avere contatto diretto con le opere ed è strumento di dialogo e confronto, anche per comprendere meglio cosa sia successo a livello artistico nel '600 fra Roma e Napoli, subito dopo la morte del Caravaggio".
La mostra ha il merito di permette agli studiosi il confronto diretto fra opere più dibattute e nello stesso tempo offre al pubblico una rassegna di opere di straordinario livello e di grande qualità comunicativa. Come affermava lord Byron nel 1824, in piena era romantica - ha dichiarato Lorenza Mochi Onori, soprintendente per il Polo Museale "Lo Spagnoletto intingeva il suo pennello con il sangue di tutti i santi", rendendo tangibile con una metafora il forte realismo e l'impatto emozionale delle sue figure. Una mostra importante per Napoli, che vuole rilanciare la conoscenza dello straordinario spessore della sua cultura passata, che si riflette, non a caso, con le sue violente contraddizioni nella realtà odierna di questa tormentata, difficile, ma splendida città.

Giuliana Albano



Teatro San Carlo "MEMUS"
Memoria e Musica al Teatro di San Carlo


La stagione autunnale napoletana si è inaugurata il 1 ottobre con l'apertura al pubblico di "MeMus", il Museo e l'Archivio Storico del Teatro di San Carlo di Napoli. Parsifal Un locale all'interno del Palazzo Reale, negli ambienti adiacenti al teatro, concepito come centro polifunzionale, con tecnologie ultramoderne per avvicinare un pubblico di giovani e giovanissimi. Fulcro della struttura è la galleria virtuale, con riproduzioni tridimensionali, che fino al 1 febbraio ospiterà la mostra Arte all'Opera, Opera all'Arte.
"MeMus" acronimo di "Memoria" e "Musica" si propone come uno spazio museale innovativo. L'obiettivo è mantenere ben salda la memoria storica che avvolge uno spazio museale così importante e, al contempo, proiettarsi fiduciosi verso il futuro.
L'inaugurazione del museo offre un percorso contraddistinto dal rapporto tra il Teatro e gli esponenti del Novecento che hanno firmato per il Massimo napoletano le scenografie, i costumi, un incontro tra lirica e arte contemporanea. La mostra curata dal responsabile scientifico di "MeMus" la musicologa Laura Valente, lo scenografo Nicola Rubertelli, la costumista Giusi Giustino, la coordinatrice Giulia Minoli allestita dalla galleria Studio Azzurro, propone sessanta opere (alcune delle quali sono valsi al San Carlo i 'Premi Abbiati') accompagnate da immagini e video dei prestigiosi allestimenti firmati, per il Teatro lirico napoletano, da grandi artisti come Arnaldo Pomodoro, Valerio Adami, Mimmo Paladino, Anselm Kiefer.
Per la prima volta sono visibili opere di arte moderna e contemporanea: da Romain Erté per "Pelleas et Melisande" e "Padmavati", Enrico Prampolini per "L'Heure espagnole", Paolo Ricci per "Holoj e Tarù", Domenico Purificato per "Tosca", Jean Pierre Ponnelle per "Die Zauberflöte", Giacomo Manzù per "Macbeth", fino a quelli di epoca più recente di Arnaldo Pomodoro per "Capriccio", Valerio Adami per "Der Fliegende Holländer", Brice Marden per "Orfeo e Euridice", William Kentridge per "Die Zauberflöte", Mimmo Paladino per "Tancredi" e "Fidelio", Giulio Paolini per "Parsifal" e "Die Walküre", Anselm Kiefer per "Elektra". L'arte che crea altra arte, con questo spirito la mostra abbina musiche e immagini tratte dall'Archivio del Teatro di San Carlo e le ripropone su pannelli, visibili in 3D. Al piano superiore il cuore del Museo - piccolo salottino rosso - ospita il centro di documentazione multimediale con due postazioni per l'accesso al database e quattro IPad collegati a maxi schermi per visualizzare i contenuti dell'archivio, con la possibilità di condividerli tramite e-mail o su social network.

Giuliana Albano


EVENTI
Palazzo
FESTIVAL DELLA
LETTERATURA
DI VIAGGIO


Letteratura, Geografia, Storia, Giornalismo, Fotografia, Cinema, Tv, Teatro, Musica

Roma, 29 settembre - 2 ottobre 2011


Secondo Augusta Amiel-Lapeyre, "È quando il corpo è tra quattro mura che lo spirito fa i suoi viaggi più lontani". Ma si può ottenerre lo stesso risultato anche andando al di là delle 'quattro pareti' e avventurandosi nel Festival della Letteratura di Viaggio, che dedica quattro giorni, dal 29 settembre al 2 ottobre, al racconto del mondo attraverso diverse forme di narrazione del viaggio, di luoghi e culture: dalla letteratura propriamente detta al giornalismo, dal cinema alla fotografia, dalla musica al teatro e alla televisione, incrociando geografia e storia.
Alla sua quarta edizione, il Festival della Letteratura di Viaggio si svolge a Roma, principalmente nei giardini e nel Palazzetto Mattei di Villa Celimontana (Via della Navicella 12), sede della Società Geografica Italiana, che per l'occasione si trasforma in una sorta di "casa del viaggio", accogliendo la maggior parte degli eventi previsti; oltre trenta appuntamenti e incontri con gli autori, viaggiatori e narratori a diverso titolo (scrittori, poeti, geografi, storici, filosofi, antropologi, giornalisti, fotografi, musicisti, registi, attori). Sempre a Villa Celimontana si apre "Sul Tetto del Mondo e nell'Impero di Mezzo", mostra documentaria e fotografica dedicata ai viaggiatori marchigiani in Asia Matteo Ricci e Giuseppe Tucci.
Lo Spazio Fontana di Palazzo delle Esposizioni (Via Milano 13) ospita invece due mostre fotografiche. La prima, "Encerrados, viaggio nelle carceri sudamericane", è una personale del fotoreporter Valerio Bispuri. La seconda, dal titolo "The Liquid Stage, storie di uomini e acqua", è una mostra collettiva di Bruno Zanzottera, Alessandro Gandolfi, Sergio Ramazzotti, Davide Scagliola, Gianmarco Maraviglia, Francesco Alesi, Luigi Baldelli e Simone Cerio. Jusepe de RiberaIn occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia, il tema dell'edizione di quest'anno è "Viaggio in Italia, Viaggi degli Italiani".
Partendo dalla categoria classica dell'itinerario di formazione del Grand Tour e dal viaggio degli esploratori italiani, si arriva agli scrittori italiani di nuova generazione e a quelli figli di altre patrie, agli inviati speciali, alle grandi riviste che raccontano il mondo, ai viaggi televisivi, ai viaggi musicali, ai viaggi fatti per cooperare.
Oltre alla consueta consegna del Premio Società Geografica Italiana La Navicella d'Oro ai presidenti onorari del Wwf e del Fai, il Festival quest'anno presenta, sempre a Palazzo delle Esposizioni, una rassegna televisiva dedicata agli sceneggiati d'autore sui grandi viaggiatori italiani e ripropone a Villa Celimontana il laboratorio di scrittura e fotografia, cinque lectio magistralis e la cerimonia del Premio Viaggio in Italia, a cura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a Eraldo Affinati, scrittore, a Philippe Daverio, critico d'arte e giornalista e ad Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani.
L'elogio del viaggio, insomma, in tutte le sue forme. D'altronde Bruce Chatwin non diceva che "Il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma"?

Mary Attento

 

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di Mary Attento


Editoria Media Religione
Il tema del rapporto fra religione e mass-media è al centro del volume pubblicato di recente dalla Libreria Editrice Vaticana e intitolato "Editoria, Media e Religione". È curato da Giuseppe Costa, avvalendosi anche dei contributi di un gruppo di specialisti fra i quali Salvatore Claudio Sgroi, Crispino Valenziano, Giovanna Ioli, Ferdinando Castelli, Angelo Paoluzi, Giovanni Chiaramonte, Marcello Filotei, Carlo Tagliabue.
Letteratura, musica, fotografia, teatro, cinema, radio, televisione e internet trovano uno sviluppo storico e culturale in un assetto quasi sistematico. Partendo da una analisi del linguaggio religioso visto dall'esperto glottologo Salvatore Claudio Sgroi nel contesto della stratificazione del lessico italiano e come linguaggio settoriale di otto sottosistemi, il volume si sviluppa con i saggi sull'editoria liturgica e religiosa di Crispino Valenziano e dello stesso Giuseppe Costa.
Seguono i saggi sulla letteratura, sul teatro, sulla musica, sulla stampa cattolica, sulla fotografia, sul cinema, sulla radio, sulla televisione e su internet. Un vero e proprio viaggio nel continente mediatico del quale vengono rivelati aspetti particolari, problemi e connessioni sempre sul cammino alla ricerca del mistero di Dio. Un processo didattico e culturale di grande utilità per chi studia le scienze della comunicazione, umanistiche e teologiche.


Giuseppe Costa
Editoria, media e religione
LEV Città del Vaticano, pp. 376 euro 16



Libro
Sono ancora poco numerose le pubblicazioni didattiche o scientifiche dedicate specificatamente alle mostre d'arte anche se, in ambito universitario, sono da qualche anno presenti nei corsi di storia dell'arte o dei beni culturali moduli sulla organizzazione di eventi espositivi. Il libro "Che cos'è una mostra d'arte" di Federica Pirani (responsabile del Servizio Mostre e attività espositive della Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma) si propone di raccontare l'evoluzione del concetto di mostra temporanea; di approfondire il rapporto dialettico all'interno di un museo tra collezione permanente ed esposizione effimera; di descrivere concretamente come si organizza una mostra, chi sono i soggetti coinvolti nel progetto e quali le problematiche che si devono affrontare; di fornire le principali nozioni sulla normativa vigente e sugli standard di riferimento; e di proporre come utile materiale didattico alcune esperienze concrete, che mettono in rilievo aspetti specifici di un'esposizione, come ad esempio la promozione, la mostra itinerante, il catalogo ecc.

Federica Pirani
Che cos'è una mostra d'arte
Carocci, pp. 112 Euro 10



Libro
Al centro del volume, curato da Simona Rinaldi, è l'interesse sempre maggiore che suscitano i problemi di conservazione dell'arte contemporanea a causa del suo rapidissimo degrado. La produzione artistica contemporanea ha enormemente ampliato il panorama di opere che superano la consueta caratterizzazione dei manufatti artistici, coinvolgendo non solo oggetti - peraltro non più esattamente definibili né come dipinti né come sculture - ma prodotti d'arte ambientale, giardini d'artista, video installazioni, dispositivi di arte cinetica, new media art, electronic art, digital art, variable media art, ovvero l'intera gamma di opere d'arte dalle caratteristiche prettamente "immateriali". Tale ampliamento rende necessaria una verifica in primo luogo teorica del lessico, ma anche dell'approccio metodologico alle problematiche conservative che nel dibattito sfaccettato presente nel testo ad opera di curatori, scienziati, restauratori e storici dell'arte, si richiamano ai principi fondanti della Teoria del restauro di Cesare Brandi. Attorno e dietro il lessico della conservazione emergono soluzioni operative talvolta fortemente divergenti (dal minimo intervento che giunge persino a evitare la foderatura, alla sostituzione di parti originali non più funzionanti), che rimandano a posizioni e tradizioni culturali diverse, nelle quali assumono un ruolo sempre maggiore le esigenze di fruizione collettiva dell'arte contemporanea.

L'arte fuori dal museo
Problemi di conservazione dell'arte contemporanea
Gangemi, pp. 224 Euro 28,00



Maffeo
Davvero avvincente il recente romanzo di Pasquale Maffeo (Il nano di Satana, Edizioni Studio 12). Per certi aspetti imprevisto, addirittura eversivo. La trama: un camorrista partenopeo, di cui l'autore racconta la storia fin dagli esordi del suo farsi scaltro e senza scrupoli, viene arrestato. Nel carcere lo Stanga, questo il soprannome di Camillo Perrone, medita una rivalsa. Sarà duplice: la prima concreta, la scelta di una insolita strategia difensiva; la seconda sottesa, si affaccia alla coscienza a indicare inusitate vie di liberazione interiore. Il fatto: Lo Stanga muove da una concezione: non esiste giustizia umana, ovvero esiste ma non è quella che si celebra nei tribunali; la giustizia terrena è spesso ingiustizia, sommaria resa dei conti, non certo un ideale principio su cui fondare l'equità del dare e dell'avere e tanto meno il debito e il credito del male e del bene. Una riprova: tutti peccano e tutti sono dunque inadatti a giudicare.
Questo Stanca considera pancia all'aria nel silenzio della cella. Decide dunque di indagare la vita del giudice che giudicherà la sua sorte e scopre ch'egli è anche storico e scrittore, autore di una emerita biografia di Napoleone. È lì dunque che bisogna approfondire. Ed è un viaggio il suo che appare subito un vero e proprio cammino di conoscenza di vita oltre che storica. Con l'aiuto di altro detenuto, il Pizza, che aveva occhi adusi alla lettura, lo Stanga si inoltra nella verità del grande condottiero. E scopre, via via che l'affiliato spazia in opere più note e meno note che gli ordina di raccontare, che Napoleone di fatto non fu un grande solo in armi ma anche nell'arte della cialtroneria: che fu di fatto anche un truffatore, che con vile inganno depredò, corruppe, seminò zizzania. Ad esempio ingannò il pontefice di Roma e lo costrinse ad una resa vigliacca, dopo avergli sottratto beni e fortune.
Ecco il punto debole della giustizia: può assursi a giudice chi esalta un delinquente? Lo Stanga elabora dunque un piano di difesa, sente e non sente il suo legale, si prepara ad una memorabile arringa. L'obiettivo? Ricusare il giudice per inadeguatezza. E riesce nell'intento. Non riesce ovviamente a salvarsi dalla galera. I suoi crimini da altri saranno inesorabilmente giudicati. Ma conquista il suo primato e indirettamente, si fa per dire, un suo riscatto morale.
Lo stile del libro è un poco diverso da quello di cui l'autore, poeta narratore saggista tra i più conosciuti in Italia (recentemente l'Università Cattolica di Milano ha acquisito tutta la sua produzione letteraria, pubblicazioni e manoscritti, per dedicargli un intero scaffale del suo Archivio della letteratura cristiana del Novecento), ci aveva abituati. Il linguaggio infatti è qui più piano, più dialogante, conserva come sempre un taglio sottilmente poetico e drammatico che si dilata in una prospettiva d'oltre spirituale ed umano, ma è altresì più colloquiale, più affabulante, più disteso. Resta vivido il guizzo dell'ironia, forse la cifra più originale, più brillante del suo grande talento narrativo.

Recensione di Giorgio Agnisola

Pasquale Maffeo - Il nano di Satana
Edizioni Studio 12

INFO MOSTRE


Simbolismo a Padova

IL SIMBOLISMO IN ITALIA - PADOVA
A cavallo tra Otto e Novecento, l'inconscio irrompe nell'arte e nulla sarà più come prima. E' la scoperta di un mondo "altro", affascinante, intrigante, di una nuova lente che vira la percezione di ogni realtà, si tratti di un paesaggio fisico e di un moto dell'anima. E' la storia di un movimento che si estende velocemente su scala europea ma che qui viene compitamente - ed è la prima volta - indagato nella sua fondamentale vicenda italiana. Non senza proporre confronti oltre confine e in particolare con l'ambito austriaco del Simbolismo: valgano tra tutti la Giuditta - Salomè, di Gustav Klimt o Il Peccato, celebre capolavoro di Franz von Stuck: due opere che valgono da sole la visita alla mostra.
orario: Tutti i giorni 9.30 - 19.00 (la biglietteria chiude 45 minuti prima). Chiuso il lunedì non festivo.
www.palazzozabarella.it
ArtePresente - Tribunale di S.M.C.V. n.246 del 14 Luglio 1979 - Direttore: Giorgio Agnisola. Direttore responsabile: Mary Attento. Art director: Michele D'Alterio - DHARMA