Avvenire 28/04/2009

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Pagina “Arte”
Vanvitelli manager

Di Luigi Vanvitelli, uno dei grandi protagonisti del Settecento europeo, non solo la versatilità dell’ingegno creativo si documenta nella mostra allestita sino a luglio negli appartamenti reali della Reggia di Caserta, ma anche il suo ruolo di catalizzatore di imprese culturali, esercitato nel segno di una visione illuminata e unitaria della civiltà figurativa del diciottesimo secolo. Vanvitelli fu come è noto pittore e ingegnere, oltre che architetto, ma fu dotato altresì di straordinarie capacità manageriali. Seppe coinvolgere nella costruzione del Palazzo un numero considerevole di artigiani, artisti, specialisti di varie discipline, anche tecniche e applicative, di cui vigilava il lavoro con un occhio attento alle innovazioni tecnologiche e alla visione complessiva delle opere. E non solo la fabbrica fu oggetto della sua attenzione, ma altresì il territorio e il suo contesto funzionale e scenografico, con una filosofia urbanistica riflessa nello spirito del tempo, di cui fu interprete con uno stile per un verso segnato da un rigoroso classicismo, fondato nella cultura rinascimentale, per l’altro ispirato dalla più originale cultura barocca.
D’altra parte l’architetto (nato Lodewijk van Wittel, italianizzato in Vanvitelli) era figlio del celebre vedutista Gaspare, da cui aveva ricevuto una eclettica formazione di pittore-scenografo, spaziando dall’ambito umanistico a quello tecnico e scientifico.
A Caserta Vanvitelli non solo curò i progetti del Palazzo e la direzione dei lavori, ma sviluppò anche un organico programma iconografico dei decori e degli arredi, dagli affreschi agli argenti, avendo cura anche degli aspetti tecnici, attinenti ad esempio ai materiali e alle modalità di esecuzione. La schiera di artisti che lo affiancarono, alcuni dei quali di grande talento, dal Sanmartino a Tommaso Solaro, da Corrado Giaquinto a Sebastiano Conca, dal Mengs al giovane Francesco De Mura, ai meno conosciuti Giacinto Diano (a cui si deve il ritratto di Vanvitelli che apre il percorso espositivo della mostra casertana), Gerolamo Storace e Fedele Fischetti, che dal maestro furono direttamente influenzati sul piano stilistico, si inseriva in un programma organizzativo di cui l’architetto teneva saldamente la rotta. Vanvitelli non solo si fermava ai piani di lavoro, prevedeva ove necessario l’avvio di vere e proprie imprese, che il figlio Carlo, che ereditò la direzione della fabbrica reale dopo la morte del padre, avvenuta prima della chiusura del cantiere (ma la Reggia in realtà non venne mai completata), tradusse in vere e proprie Manifatture, come la Reale Fabbrica di porcellane di Capodimonte, il Reale Laboratorio di pietre dure, la Reale Fabbrica di arazzi.
La mostra casertana, promossa dall’Assessorato al Turismo e Beni Culturali della Regione Campania, in collaborazione con vari enti, tra cui diverse Soprintendenze campane, è stata concepita proprio per restituire di quel variegato fervore artistico che si alimentò attorno alla figura del celebre architetto, un quadro articolato, mettendo a fuoco anche la fisionomia della civiltà borbonica, di cui Vanvitelli fu specchio riflettente, misurandosi con i più vivaci milieu culturali d’Europa.
Il percorso espositivo annovera sessanta dipinti, cui si affianca una doviziosa scelta di sculture e disegni, di arredi e oggetti di arte decorativa, tra cui la copia della medaglia, opera di Vanvitelli e di Bonito, che fu sepolta negli scavi, al momento della posa della prima pietra della Reggia. L’esposizione prende l’avvio da alcuni schizzi e progetti dell’architetto, da dipinti del padre Gaspare e di altri artisti della loro cerchia. Documentata la vita della famiglia reale, fino alla “Partenza del re Carlo”, chiamato a reggere la corona di Spagna, illustrata da una nota pittura di Antonio Joli. Sono tra l’altro in mostra dipinti di soggetto religioso e pagano, realizzati per chiese e palazzi nobiliari napoletani, ritratti di personalità della locale aristocrazia, scene di vita quotidiana. Questo aspetto della mostra, maggiormente legato alla vita cortigiana, sviluppa anche contesti naturalistici e ambientali, oltre che storici. Sono interessanti le immagini spettacolari del Vesuvio in eruzione, firmate da Bonavia e Volaire, e le scene bucoliche inerenti alle attività agricole nei siti reali e altresì quelle venatorie. Tre le opere di scultura sono presenti alcuni lavori raramente esposti di Giuseppe Sanmartino. Completa il percorso un nucleo di oggetti, statuine e affreschi provenienti dagli scavi vesuviani. Un spazio espositivo è dedicato infine all’ “Antichità di Ercolano Esposte”, la straordinaria opera archeologica realizzata in otto volumi tra il 1757 e il 1792 dalla Accademia Ercolanese, a sottolineare l’importanza di quel gusto per l’antico su cui la ragione illuminista fondò il suo ideale di equilibrio e di bellezza.
Giorgio Agnisola
Caserta, Palazzo Reale
Alla corte di Vanvitelli
I Borbone e le arti alla Reggia di Caserta
Fino al 6 Luglio 2009